Mail “a catena”: istruzioni per l’uso

Anzitutto: non mandatele. Anche se vi sembrano fondamentali, importantissime, questione di vita o di morte… Di solito non lo sono e nella maggior parte dei casi finiscono nello “spam” o “posta indesiderata”.

Ma, se proprio proprio non potete fare a meno di spedirle, sarebbe bene seguire alcune semplici regole di buona educazione:

Prima di tutto, cosa non fare:

  1. Usare la casella CC: e/o la casella A: per inserire gli indirizzi: in questo modo tutti i destinatari del messaggio vedranno a chi altro è stato mandato. Distribuire indirizzi mail senza permesso è considerato, o meglio dovrebbe essere considerato, piuttosto maleducato ed andrebbe evitato.
  2. Inviare il messaggio così com’è con tanto di lista degli indirizzi da cui vi è arrivato, lista che appare sempre quando non si applica la regola precedente.
  3. Inviare il messaggio senza controllare che non ce ne siano due o tre copie l’una sotto l’altra.
  4. Inviare messaggi con allegati pesanti: è vero che oggi come oggi gli allegati non sono più un grosso problema ma non dimenticate che c’è molta gente che legge la posta con gli smartphone e con piani tariffari non esattamente convenienti per grosse quantità di dati.

Di seguito, cosa fare:

  1. Utilizzare la casella CCN: per gli indirizzi (o BCC: se usate un programma in lingua inglese). Significa Copia Carbone Nascosta (Blind Carbon Copy). Il messaggio arriva lo stesso a tutti i destinatari, ma apparirà come se fosse inviato direttamente a lui e non a tutta la vostra rubrica degli indirizzi.
  2. Cancellare la lista degli indirizzi da cui proviene, e in generale gli indirizzi dei destinatari precedenti che possono apparire qua e là nel messaggio.
  3. Correggere il messaggio, eliminandone i doppioni: molti programmi inseriscono il testo del messaggio originale quando lo si inoltra sotto forma di “citazione” (il testo è preceduto da dei segni > o è colorato).
  4. Limitate la dimensione dell’allegato ad un massimo di 200 Kb, non di più.

Già che lo inviate, anzi PRIMA di farlo, potreste anche controllare che quello che c’è scritto nel messaggio (se è una notizia) sia vero: per fare ciò esistono diversi siti, primo fra tutti http://www.snopes.com. Ma potete anche usare Google, digitando direttamente le parti “importanti” del messaggio nella casella di ricerca e dando una scorsa (anche rapida eh..) ai risultati. In italiano c’è il “famoso” servizio Antibufala del giornalista Paolo Attivissimo, lo trovate su http://www.attivissimo.net

Ma perchè fare tutto ‘sto lavoro? Non inviate le catene e basta, lavorate meno voi, caricate meno internet di cose inutili e risparmiate un bel po’ di CO2

 

20 Luglio 1969. L’Aquila è atterrata.

Oggi, anniversario di una data storica: lo sbarco dell’Uomo sulla Luna, avvenuto la notte del  Luglio del 1969.

The crowning achievement for the Saturn V rocket came when it launched Apollo 11 astronauts, Neil Armstrong, Edwin (Buzz) Aldrin, and Michael Collins, to the Moon in July 1969. In this photograph, astronaut Aldrin takes his first step onto the surface of the Moon.
Image credit: NASA

Si, non è esattamente la foto del primo uomo a sbarcare, ma effettivamente del secondo.

Eviterò di tirare in ballo chi “non ci crede”, ma lascio un link a qualcosa di poco noto al di fuori degli appassionati: l’Apollo landing Journal ovvero il Giornale di Bordo della missione.

Già che ci sono vorrei ricordare il progetto, nato dall’idea dell’appassionato di astronautica, giornalista e blogger Paolo Attivissimo, di realizzare un documentario  “free” sull’avventura lunare: Moonscape (di cui ho disegnato la locandina).
Su Vimeo, a partire da questo link  ne trovate una versione preliminare.

Repubblica inventa lo tsunami con le onde alte un metro

Ridicolo. E’ la sola parola che mi viene in mente per commentare ‘sto schifo che ha pubblicato Repubblica:

Immagine

Un’onda anomala, gli esperti lo chiamano “tsunami like”, ha attraversato il Basso Tirreno in direzione nord-sud questa mattina tra le dieci e le dodici. L’onda è stata osservata da testimoni vicino Gaeta e vicino Crotone e misurata dai mareografi dell’Ispra, l’Istituto per la protezione e le ricerche ambientali, da La Spezia a Palermo. A Gaeta l’onda era alta quasi un metro […]

Le onde alte un metro sono anomale? E soprattutto, nei nostri mari c’è abbastanza acqua per avere un fenomeno tipo tsunami?

I “giornalisti” battono poi ogni record, arrampicandosi sugli specchi per giustificare la parola “tsunami” nel titolo, concludendo poi con:

L’Ispra, in mancanza di certezze e con volontà tranquillizzante, parla di “effetto marea”, ma in realtà gli effetti mareali hanno un periodo di diverse ore e dipendono prevalentemente dall’attrazione gravitazionale della luna.

Frase che lascia sottintendere che “gli esperti stanno nascondendo qualcosa”. E per non farsi mancare niente, coniano il termine “meteotsunami”. E questa sarebbe l’informazione italiana?

Che schifo.